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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Trinità 315-350 , 805-809 , 967-969 , 1071 , 1228
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[315] La storia di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, ci conduce alla scoperta più sorprendente: Dio non è solitudine; è carità, comunione. Intravediamo la sua unità come correlazione di tre persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. È un mistero oscuro, ma che illumina tutto e a tutto dà significato. Ci sentiamo anche noi chiamati a realizzarci nella comunione di carità con Dio e con i fratelli.
Mistero oscuro e luminoso
[316] La nostra conoscenza di Dio è indiretta e inadeguata. Che senso ha allora indagare la sua vita intima, ciò che egli è in se stesso?
Nella nostra cultura è abbastanza diffuso l’agnosticismo, che tende a circoscrivere la capacità dell’intelligenza umana dentro l’orizzonte terreno e si mostra estremamente diffidente verso ogni tentativo di parlare di Dio. È significativo che nel nostro paese, accanto a quelli che si dichiarano non credenti o indifferenti, molte siano le persone che si ritrovano nella definizione di Dio come Mistero.
D’altra parte, un rapporto religioso vivo non può fare a meno di una qualche conoscenza positiva ed è ancor più significativo che la grande maggioranza della gente si riconosca nella definizione cristiana: «Dio è amore» (1Gv 4,8). Non si può aver fiducia in chi resta completamente sconosciuto.
CdA, 34
CONFRONTAVAI
[317] Nella rivelazione storica Dio si manifesta e si nasconde nello stesso tempo; ci offre una conoscenza luminosa, associata a ombre impenetrabili. La sorgente infinita dell’essere e della vita rimane al di là di tutte le cose e di tutti i pensieri; ma in Gesù di Nàzaret lascia trasparire qualcosa del suo segreto. La storia del Cristo non è storia di una sola persona, ma di tre persone: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Il Dio ignoto si rivela come mistero di comunione e di amore.
[318]  Una singolare dialettica attraversava le promesse di salvezza nell’Antico Testamento: da una parte si affermava che negli ultimi tempi Dio sarebbe intervenuto in prima persona per liberare e riunire il suo popolo, e stabilire in esso la sua dimora; dall’altra si accentuava il ruolo che avrebbero svolto le mediazioni della Parola, dello Spirito, della Sapienza, del Messia.
L’enigma trova soluzione nella storia di Gesù: Messia, Parola e Sapienza di Dio, attraverso il quale si rende presente il Padre e viene donato lo Spirito. Una storia trinitaria dal principio alla fine, perché Dio vi si impegna personalmente come egli è.
[319]  Gesù riceve il battesimo nelle acque del Giordano ed ecco la 9-167.png voce del Padre presentarlo al mondo e lo Spirito scendere su di lui
nota
Cf. Mt 3,16-17.
, per sostenerlo nella missione. Gesù compie esorcismi e miracoli: è il regno del Padre che giunge con la forza dello Spirito
nota
Cf. Mt 12,28.
. Gesù prega ed è esultanza nello Spirito Santo che si leva verso il Padre. Gesù si consegna volontariamente nelle mani dei peccatori e va liberamente incontro alla morte
nota
Cf. Lc 9,51.
; ma è il Padre che per primo lo consegna, gli ispira amore per i peccatori e misteriosamente “soffre” per la sua passione e per il peccato degli uomini; ed è lo «Spirito eterno» (Eb 9,14), che Cristo riceve dal Padre, a trasformare la croce in sacrificio redentore. Infine, Gesù risorge vittorioso dalla morte per virtù propria, come Signore e Salvatore
nota
Cf. Mc 16,6.
; ma è il Padre che lo fa risorgere, donandogli in modo nuovo lo Spirito Santo, perché possa a sua volta comunicarlo agli altri e rigenerarli come suoi fratelli e figli di Dio. Il Padre risuscita il Figlio, il Figlio è risuscitato e rivive, lo Spirito è la potenza della risurrezione
nota
Cf. Rm 8,11.
: «Il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa... Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole» (Gv 5,1921). Le persone divine agiscono sempre insieme, ma ciascuna con una relazione e caratteristica propria.
[320]  Con la Pentecoste inizia il cammino storico della comunità cristiana, Chiesa di Dio, corpo del Cristo e tempio vivo dello Spirito. In essa si entra con il battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
nota
Cf. Mt 28,19.
. I carismi, che sostengono la sua vita e la sua missione, sono “operazioni” del Padre, “ministeri” del Signore Gesù, “doni” dello Spirito.
Fede trinitaria della Chiesa
[321]  La fede cristiana fin dalle origini è cristologica e trinitaria, perché nel mistero di Cristo, il consacrato con l’olio della sovranità divina, noi incontriamo «il Padre che fa l’unzione, il Figlio che la riceve, lo Spirito che è l’unzione stessa»
nota
Sant’Ireneo, Contro le eresie, 3, 18, 3.
.
Nel II secolo nascono i “simboli della fede” e nascono esplicitamente trinitari. Ecco uno dei più antichi, quello della cosiddetta Didascalia degli Apostoli: «Credo nel Padre dominatore dell’universo e in Gesù Cristo Salvatore nostro e nello Spirito Santo Paraclito»
nota
Costituzioni apostoliche, 7, 41.
. Nel II secolo anche la preghiera eucaristica, pronunciata sul pane e sul vino durante la Messa, ha struttura trinitaria, essendo rivolta «al Padre dell’universo, mediante il nome del Figlio e dello Spirito Santo»
nota
San Giustino, Prima apologia, 65, 3.
. E tale rimane fino ad oggi.
Parola e silenzio
[322]  L’amore inaudito di Dio per noi trova il suo fondamento nel mistero di amore che Dio è in se stesso. Davanti a questo mistero il discorso umano è un povero balbettare e volentieri cede il posto al silenzio e all’adorazione. I mistici, che nella contemplazione hanno una conoscenza di Dio senza concetti, molto più perfetta di quella ordinaria, non riescono ad esporla come vorrebbero; lasciano intuire qualcosa delle meraviglie intraviste più con la loro personale trasformazione che non mediante i tentativi di raccontare: «Non si trova parola che suoni adeguata; nessun pensiero può mai giungervi, nessuna mente allargarsi fin là, tanto supera il tutto; come è vero che Dio non può esser spiegato mai»
nota
Beata Angela da Foligno, Il libro, Memoriale, 9, 361-363.
. Ogni parola rimane al di sotto della realtà, anche se indica la giusta direzione. Ci avviciniamo dunque, osando appena sollevare lo sguardo, come Mosè davanti al roveto ardente
nota
Cf. Es 3,2-5.
.
[323] Il mistero della vita intima di Dio si rende accessibile attraverso la storia di Gesù, perché in essa sono coinvolti Padre, Figlio e Spirito Santo, ciascuno con un suo ruolo proprio.
Dio della creazione
[324] La figura paterna è vista con sospetto nella cultura moderna, specialmente quando è riferita a Dio. Sarebbe sinonimo di potere autoritario e fonte di alienazione. Ma è questo il Dio di Gesù Cristo? La sua trascendenza esclude la vicinanza e la tenerezza? Il suo primato esclude la comunione?
Colui che Gesù chiama familiarmente “Abbà” è il Creatore del cielo e della terra
nota
Cf. Mt 11,25.
, la prima sorgente nascosta di tutte le cose, che la fede della Chiesa riconosce come l’unico Dio vivo e vero, «onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito nel suo intelletto, nella sua volontà ed in ogni perfezione, che essendo una sostanza spirituale, unica e singolare, assolutamente semplice e immutabile, deve essere dichiarato realmente ed essenzialmente come distinto dal mondo, sovranamente beato in se stesso e per se stesso ed ineffabilmente elevato al di sopra di tutto ciò che è e che può essere concepito al di fuori di lui»
nota
Concilio Vaticano I, Dei Filius, I - DS 3001.
.
Davanti a lui l’universo, popolato di stelle e galassie, malgrado la sua immensità che dà le vertigini, appare come un granello di polvere sulla bilancia, «come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra» (Sap 11,22). Nulla aggiunge alla perfezione del suo Creatore; la sua esistenza è puro dono, assolutamente libero e gratuito.
CdA, 358-361
CONFRONTAVAI
[325]  Dio è infinitamente perfetto: nulla può perdere o acquistare
nota
Cf. Sir 42,22.
; in lui «non c’è variazione né ombra di cambiamento» (Gc 1,17); egli «è da sempre e per sempre» (Sir 42,21), senza inizio, senza successione e senza fine. Perfino i cieli si logorano come una veste e passano, ma il Signore resta sempre lo stesso e i suoi anni non hanno fine. Di fronte a lui l’uomo si sente «polvere e cenere» (Gen 18,27).
[326]  Ma la trascendenza non significa lontananza. Dio contiene l’universo nella sua intelligenza e volontà; penetra intimamente ogni cosa con il suo Spirito, per dare «esistenza, energia e vita»
nota
Messale Romano, Prefazio delle domeniche del tempo ordinario VI.
. È «altissimo e vicinissimo, remotissimo e presentissimo»
nota
Sant’Agostino, Confessioni, 6, 3, 4.
.
Dio della storia
[327]  Il Padre del Signore Gesù Cristo è il Dio vivente della storia, il «Dio di Israele» (Mt 15,31), il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Egli cammina con il suo popolo e partecipa con intensità alle vicende degli uomini; ama appassionatamente e vuole essere amato «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5); prova compassione per la sofferenza
nota
Cf. Es 22,25.
; reagisce al peccato con il fuoco divoratore della sua santità; combatte energicamente per la causa della verità e della giustizia
nota
Cf. Dt 4,24.
. Mentre rimane sublime nella sua trascendenza, si china a guardare con predilezione chi giace nella miseria più profonda, nella “polvere”, nel “letamaio”
nota
Cf. Sal 113,7.
.
Inserendosi nella storia, Dio rimane il Signore trascendente della storia. Dice il suo nome e nello stesso tempo rifiuta di dirlo completamente. «Io sono colui che sono!» (Es 3,14). Il suo coinvolgimento è sovranamente libero. «Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia» (Es 33,19). Eppure nessun altro amore è così universale, fedele e misericordioso come il suo.
CdA, 45-52
CONFRONTAVAI
Il Padre
[328]  Gesù, pur nella continuità con l’Antico Testamento, ci dà un’immagine di Dio assolutamente nuova. Egli solo conosce il Padre nella sua identità più vera; egli solo lo può rivelare
nota
Cf. Mt 11,27.
. Lo scopo supremo della sua missione è far conoscere agli uomini il suo nome, glorificarlo
nota
Cf. Gv 17,4-6.
.
CdA, 821-825
CONFRONTAVAI
[329]  Attraverso di lui il Padre si manifesta come amore senza limiti. Ama non solo i giusti, i sofferenti e gli oppressi, ma anche i peccatori, gli oppressori e i bestemmiatori, perfino i crocifissori del suo Figlio. Li ama così come sono. Prende su di sé il peso dei loro peccati. Dà quanto ha di più caro, per salvarli: «Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8).
[330]  Gesù stesso riceve tutto dal Padre
nota
Cf. Mt 11,27.
, anche ciò che gli appartiene più intimamente, le opere che compie, l’amore per i fratelli, la vita stessa: «Chi ha visto me ha visto il Padre... Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,9-11). Il Figlio viene dal Padre e va al Padre
nota
Cf. Gv 16,28.
; e tutto in lui viene dal Padre come dono e torna incessantemente al Padre come lode, gratitudine o obbedienza.
Chi accoglie Gesù partecipa alla sua vita filiale e riceve in sé lo Spirito che gli fa gridare: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15). Allora conosce Dio in modo nuovo.
[331]  Il nome “Padre”, attribuito a Dio già nell’Antico Testamento, assume un significato ben più profondo, per il fatto che Dio si rivela nel Figlio unigenito e comunica agli uomini lo Spirito del suo Figlio. Con questo nuovo significato diventa il nome definitivo: «Il nome che conviene propriamente a Dio è quello di “Padre” piuttosto che di “Dio”... Dire “Dio” significa indicare il dominatore di tutte le cose; dire “Padre” significa invece raggiungere una proprietà intima... “Padre” è dunque in certo modo il nome più vero di Dio, il suo nome proprio per eccellenza»
nota
San Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, 2, 7.
.
[332]  Il termine “Padre” è analogico; indica il principio da cui il Figlio riceve tutto ciò che è e fa. In realtà Dio si colloca al di là delle differenze di sesso e riunisce in sé i valori della paternità e della maternità
nota
Cf. Gv 1,18.
. È il Padre materno, autorità che responsabilizza e tenerezza accogliente
nota
Cf. Clemente di Alessandria, C’è salvezza per il ricco?, 37; Sinodo di Toledo XI, Simbolo, 6 - DS 526.
. È comunque un soggetto personale, che pone davanti a sé altre persone e non un tutto indefinito, immergendosi nel quale ognuno perde la propria identità.
Principio senza principio
[333]  «Dio è amore» (1Gv 4,8). Il principio originario di tutta la realtà è «uno, ma non solitario»
nota
Formula “Fides Damasi” - DS 71.
: è Amore e 9-170.pngcomunicazione infinita. Prima ancora di creare le creature e di partecipare ad esse un limitato riflesso della sua vita, egli da sempre comunica tutta la propria perfezione al Figlio eterno e allo Spirito Santo. Il Padre è dunque la pura gioia del donare senza riserve, il principio senza principio delle altre persone divine e poi di tutta la realtà creata
nota
Cf. Sinodo di Toledo VI - DS 490.
, verso il quale tutto deve ritornare nella gratitudine, nella lode e nell’obbedienza. «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8). Davanti a lui riconosciamo: «Tutto il bene è Dio; tutto il bene viene da Dio; tutto il bene ritorna in Dio»
nota
Santa Veronica Giuliani, Diario, 22.4.1697.
.
È opportuno che, secondo l’uso del Nuovo Testamento, il nome “Dio” indichi normalmente il Padre, perché egli solo è Dio da se stesso e principio senza principio, «sorgente e origine di tutta la divinità»
nota
Sinodo di Toledo VI DS 490.
, mentre il Figlio è «Dio da Dio»
nota
Concilio di Costantinopoli I, Simbolo di Nicea-Costantinopoli.
e lo Spirito Santo è Dio «dal Padre e dal Figlio»
nota
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Copti “Cantate Domino” DS 1331.
. L’uguaglianza delle persone divine non contraddice l’ordine tra di loro.
Testimoni del Padre
[334]  L’atteggiamento filiale, che dobbiamo assumere verso il Padre, è 9-171.pngprofonda adorazione e gioiosa confidenza nello stesso tempo. Va testimoniato con la fraternità verso gli altri uomini, la responsabilità e la creatività nel bene, il coraggio nelle prove.
Di questa testimonianza ha bisogno soprattutto quella parte del mondo moderno, che, rincorrendo l’autonomia della ragione e dell’agire, ha emarginato Dio; ma anziché ritrovarsi adulta, ha finito per sentirsi orfana.
Il Padre di Gesù non ha niente a che fare con l’immagine paterna rifiutata: non soffoca la libertà, non preserva dalla fatica e dalla sofferenza, non favorisce la passività, la viltà, il servilismo, il fatalismo. È un Padre diverso rispetto alle proiezioni del nostro desiderio, come Gesù è un salvatore diverso. È premuroso e onnipotente, ma non invadente; è vicino anche nell’apparente assenza; non impedisce il male, ma ne trae il bene, rispettando la libertà delle creature. È il principio originario; ma da lui derivano persone di pari dignità, il Figlio e lo Spirito, con le quali da sempre vive in comunione.
[335] Gesù riceve tutto dal Padre; vive nel Padre e il Padre in lui. Il Padre è il principio senza principio, l’Amore come pura donazione.
Lo Spirito rivelato nella storia
[336]  Significativamente si fa menzione dello Spirito in apertura e in chiusura della Bibbia: tutta la storia, dalla creazione al compimento ultimo, si svolge sotto il potente “soffio” di Dio. Lo Spirito è l’onnipotenza dell’amore con cui Dio attua il suo progetto nel mondo: produce le cose, dà la vita, suscita i profeti, giustifica i peccatori, fa risorgere i morti
nota
Cf. Ez 37,1-14.
. Come mai allora rimane in ombra nella coscienza di molti cristiani? Qual è la sua identità personale e il suo rapporto con noi?
[337]  Gesù è il Cristo, il consacrato con l’unzione di Spirito Santo: lo riceve dal Padre e lo dona agli uomini. La missione dell’uno è inseparabile da quella dell’altro. Vera missione è quella pubblica di Gesù; missione diversa, ma non meno vera, è quella interiore dello Spirito Santo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna... E... ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!» (Gal 4,46).
[338]  Il suo compito è quello di introdurci nella comunione con Dio. Per mezzo di lui l’amore di Dio viene riversato nei nostri cuori e il Padre e il Figlio prendono dimora in noi. Per mezzo di lui noi diventiamo fratelli di Cristo, a lui uniti come suo corpo, partecipi del suo rapporto filiale verso il Padre, capaci di condividere la sua carità verso tutti, coeredi della sua gloria. Il dono dello Spirito compendia la realtà della nuova alleanza e della salvezza.
CdA, 743
CONFRONTAVAI
CdA 810-814
CONFRONTAVAI
[339]  Nel testo sopra citato della Lettera ai Galati, il parallelismo 9-172.png tra la missione del Figlio e dello Spirito, indica che questi, sebbene indissolubilmente unito con il Padre e il Figlio, non è solo energia divina, ma soggetto personale distinto; così in altri testi, dove si dice che agisce liberamente, desidera, intercede, si rattrista; così nelle formule in cui è posto come terzo accanto al Padre e al Figlio; così soprattutto nei discorsi dell’ultima cena dove appare come l’altro “paraclito”, amico e difensore, dopo Gesù, inviato dal Padre e da Gesù stesso. Il suo manifestarsi come persona divina è collegato alla nuova abbondante effusione nel mistero della Pentecoste, compimento della Pasqua.
[340]  Secondo la fede della Chiesa, lo Spirito Santo è Dio insieme al Padre e al Figlio e procede «dal Padre e dal Figlio non come da due principî, ma come da uno solo»
nota
Concilio di Lione II, Costituzione “Fideli ac devota”, 1: La somma Trinità e la fede cattolica - DS 850. Cf. Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Greci “Laetentur caeli” - DS 1300-1301; Id., Bolla di unione dei Copti “Cantate Domino” - DS 1331.
, nel senso che il Padre è la sorgente principale e il Figlio è quella derivata. Per questo diciamo anche, in accordo con i cristiani d’oriente, che lo Spirito procede «dal Padre attraverso il Figlio»
nota
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Greci “Laetentur caeli” - DS 1301; Concilio Vaticano II, Ad gentes, 2.
. D’altra parte, proprio perché procede dal Padre in quanto tale, procede anche dal Figlio e suppone la sua generazione.
Il dono
[341]  Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo»
nota
San Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 12.
. Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito.
In questo «Amore-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità.
Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio
nota
Cf. Sant’Agostino, Confessioni, 13, 7, 8.
. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente.
[342]  Lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 3,8); è misterioso e 9-173.pnginafferrabile, come i suoi simboli biblici: vento, acqua, fuoco, nube, unzione. Arriva ovunque, come presenza attiva del Padre e del Figlio che fa vivere e santifica. Ma è soprattutto la Chiesa il luogo dove «fiorisce lo Spirito»
nota
Sant’Ippolito di Roma, La tradizione apostolica, 35.
.
«Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui... il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato»
nota
IV Assemblea mondiale delle Chiese (Uppsala 1968), Discorso di Ignatios Hazim metropolita di Lattaquié (Laodicea) del patriarcato ortodosso greco di Antiochia.
.
[343] Lo Spirito è la terza persona della Santissima Trinità, l’Amore-dono che procede dal Padre e dal Figlio. Viene comunicato a noi per unirci a Cristo e renderci figli di Dio.
Un linguaggio difficile
[344] Secondo un’opinione abbastanza diffusa, il mistero della Trinità sarebbe una dottrina astrusa e lontana dalla vita. In realtà, invece, è una luce che dà significato e bellezza a tutto, sebbene in se stessa non possa essere fissata, perché troppo intensa.
In Cristo e nella sua Chiesa Dio ha dato se stesso, come egli è, 9-175.pngPadre e Figlio e Spirito Santo. La fede cristiana fin dalle origini professa il monoteismo trinitario, escludendo da una parte il politeismo e dall’altra il monoteismo rigido; ma, per trovare un’espressione linguistica accurata e precisa, ha impiegato molti secoli; anzi, si può dire che la ricerca continua ancora, perché l’intelligenza del mistero, per quanto inadeguata e debolissima, risulta sempre ardua da formulare.
Le formule trinitarie, proposte con autorità dal magistero 9-175a.pngecclesiastico, mettono in evidenza sia l’uguaglianza e l’opera comune delle persone divine sia l’ordine reciproco e dinamico tra di loro. Una delle più complete e analitiche è quella del concilio di Firenze, nell’anno 1442, che riportiamo quasi integralmente: «Un solo, vero Dio, onnipotente, immutabile e eterno, Padre, Figlio e Spirito Santo; uno nell’essenza, trino nelle persone, Padre non generato, Figlio generato dal Padre, Spirito Santo procedente dal Padre e dal Figlio... Queste tre persone sono un solo Dio e non tre dèi, poiché dei tre una sola è la sostanza, una l’essenza, una la natura, una la divinità, una l’immensità, una l’eternità, e tutto è uno, dove non si opponga la relazione. Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio... Tutto quello che il Padre è o ha, non lo ha da un altro, ma da se stesso, ed è principio senza principio. Tutto ciò che il Figlio è o ha, lo ha dal Padre, ed è principio da principio. Tutto ciò che lo Spirito Santo è o ha, lo ha dal Padre e dal Figlio insieme. Ma il Padre e il Figlio non sono due principî dello Spirito Santo, ma un solo principio, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principî della creazione, ma un solo principio»
nota
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Copti “Cantate Domino” - DS 1330-1331.
.
Perfetta comunione di carità
[345] Sarebbe ingenuità e presunzione cercare una chiarezza completa. Tuttavia un barlume di luce può venire attraverso la debole, ma preziosa analogia dell’amore umano, che comporta sempre distinzione e comunione di persone, in quanto è trasferire se stesso nell’altro, riporre in lui le ragioni del vivere, la propria vita più vera.
«Se vedi la carità, tu vedi la Trinità»
nota
Sant’Agostino, La Trinità, 8, 8, 12.
. La carità divina in quanto donazione infinita senza riserve è il Padre; in quanto accoglienza attiva è il Figlio; in quanto perfetta unità di colui che dona e di colui che accoglie è lo Spirito Santo. «Ecco sono tre: l’Amante, l’Amato e l’Amore»
nota
Sant’Agostino, La Trinità, 8, 10, 14.
.
[346] Nessuna delle tre persone supera le altre nella eternità, nella perfezione o nel potere. Tuttavia il Padre è il primo perché dona e non riceve; il Figlio è secondo perché riceve dal Padre; lo Spirito Santo è terzo perché procede dal Padre attraverso il Figlio. Vivono uno per l’altro, con l’altro e nell’altro in perfetta unità e reciprocità dinamica. Ciascuno è se stesso in quanto è tutto rivolto agli altri e si compenetra con essi, in uno slancio inesauribile di vita che esce eternamente dal Padre e al Padre eternamente si volge.
[347]  L’unità di Dio rimane fuori discussione: il Padre è l’unico 9-176.pngprincipio di tutta la vita divina; le tre persone insieme sono l’unico principio di tutta la realtà creata. «Un solo Dio e Padre, dal quale sono tutte le cose; e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose; e un solo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose», proclama il II concilio di Costantinopoli nell’anno 553
nota
Concilio di Costantinopoli II, Condanne contro i “tre Capitoli”, 1 - DS 421.
. Essendo tre correlati tra loro, non si addizionano, se non nel nostro povero modo di parlare; ma ciascuno contiene gli altri ed è l’unico Dio e l’unico Creatore, «a somiglianza di tre soli, ciascuno contenuto nell’altro, in modo che ci sia una sola luce a motivo dell’intima compenetrazione»
nota
San Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 14.
. L’unità è Trinità, è comunione.
Partecipi della vita trinitaria
[348] Per noi uomini la Trinità è l’origine, il sostegno, la direzione e la meta del nostro cammino. Siamo creati a sua immagine e chiamati a partecipare alla sua vita di amore.
Siamo soggetti singoli e irripetibili; ma ci apparteniamo gli uni gli altri. Tendiamo ad affermare la nostra identità personale, la nostra libertà e originalità; non però nell’isolamento. Per essere noi stessi e sentirci vivi, abbiamo bisogno che altre persone ci accettino e riconoscano il nostro valore; abbiamo bisogno di comunicare con loro e di condividere le cose, gli atteggiamenti, perfino i segreti più intimi. Ciò si può realizzare solo nella reciprocità dell’amore, non certo in altri rapporti umani caratterizzati dalla violenza, dal dominio, dal possesso.
Secondo un detto di Gesù, non riferito dai Vangeli canonici, ma 9-177.pngattribuito a lui dall’antica tradizione cristiana, il regno di Dio viene «quando due diventano uno»
nota
Clemente d’Alessandria, Stromati, 3, 13.
. Come il Padre è donazione e il Figlio è accoglienza nell’unità dello Spirito Santo, così noi viviamo davvero e cresciamo nella misura in cui impariamo a donare noi stessi e ad accogliere gli altri, in uno scambio incessante per attuare la comunione nel rispetto delle persone e della loro libertà e originalità. «Il Signore Gesù, quando prega il Padre, perché “tutti siano uno... come anche noi siamo uno” (Gv 17,21-22), mettendoci davanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci suggerisce una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità. Questa similitudine manifesta che l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 24.
.
CdA, 808
CONFRONTAVAI
[349] Un discorso analogo va fatto per tutte le realtà sociali, dalle piccole comunità ai popoli: anch’esse possono svilupparsi solo nella comunicazione reciproca, libera e rispettosa. L’impegno cristiano nella storia mira a realizzare la più grande libertà nella più grande solidarietà, evitando da una parte la solitudine dell’individualismo e dall’altra l’oppressione del collettivismo. Esso riserva un’attenzione privilegiata alla famiglia, riflesso della comunione trinitaria, esperienza primaria della reciprocità, in cui la persona vive e cresce.
La Chiesa, da parte sua, deve porsi come immagine viva e concreta della Trinità, edificandosi come un solo corpo con molte membra, nella comunicazione incessante dei fedeli e delle loro varie aggregazioni.
La Trinità è il mistero di Dio; ma è anche il segreto più profondo della vita dell’uomo.
[350] Padre, Figlio e Spirito Santo: tre persone un solo Dio. Donazione, Accoglienza, Dono: una perfetta comunione di amore.
Noi, creati a immagine di Dio, ci realizziamo solo nella reciprocità dell’amore, donando e accogliendo, facendo unità.
L’antica alleanza
[805] Chiamati a prendere parte alla vita di Dio, dobbiamo renderci consapevoli di che cosa comporti propriamente questa partecipazione.
Nelle diverse religioni il rapporto con Dio a volte assume la forma 21-403.pngdella distanza e della quasi estraneità; altre volte la forma della identificazione e dell’assorbimento totale. Nella Bibbia è inteso come alleanza e comunione, cioè come unità nell’alterità.
La forma arcaica da cui si parte è quella di un patto di vassallaggio. Con questa figura, presa dall’esperienza sociale e giuridica, si vuole indicare una speciale reciproca appartenenza tra Dio e Israele. Dio fa dono di una sua particolare presenza e promette benedizione, prosperità, pace: «Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Lv 26,12). Israele da parte sua si obbliga a rispondere con la fede e il culto esclusivo, con l’obbedienza alla legge: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» (Es 19,8). Il patto, stabilito mediante Mosè, viene rinnovato nei momenti cruciali con Giosuè, David, Giosìa, Esdra e Neemìa.
CCC, 62-64CCC 2060
La nuova alleanza
[806]  Gesù Cristo attua la nuova alleanza, che è unione sponsale con la Chiesa
nota
Cf. Ef 5,22-32.
, reciproco dono di sé e comunione di vita in virtù dello Spirito Santo. I credenti vi partecipano mediante i sacramenti, specialmente il battesimo e l’eucaristia: in loro, come in un tempio, viene ad abitare Dio.
CCC, 610-611CCC 1965
Il tempio vivo
[807]  Nelle religioni il tempio è uno spazio terrestre, coperto dal tetto o spalancato al cielo, riservato alla divinità; un luogo santo, dove Dio si fa presente in modo speciale e gli uomini vanno ad onorarlo con gesti e parole rituali, diversi da quelli ordinari. I primi cristiani, esclusi dal tempio di Gerusalemme e senza templi propri, non esitano a dichiarare che il tempio della definitiva presenza di Dio è il corpo risorto di Cristo e con lui la Chiesa e ognuno dei suoi membri personalmente. Sono consapevoli che non solo i riti religiosi, ma tutti gli impegni della vita quotidiana si svolgono al cospetto dell’Altissimo come «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Rm 12,1).
CCC, 797-798
Abitati dalla Trinità
[808]  Questa nuova presenza interiore, che i teologi chiamano “inabitazione”, viene attribuita innanzitutto allo Spirito Santo. Ma con lui vengono ad abitare nell’uomo anche il Figlio e il Padre: «Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il Padre è nel Figlio e il Figlio è nei discepoli, mediante lo Spirito, perché diventino una sola cosa e siano perfetti nell’unità.
Entriamo così in una dimensione misteriosa e sublime, la comunione trinitaria
nota
Cf. 1Gv 1,3.
. Elevati dallo Spirito Santo e assimilati a Dio nell’essere e nell’agire, partecipiamo alla sua conoscenza e al suo amore; ci apriamo alle divine persone con una esperienza ancora oscura, ma già protesa alla visione beatifica. La loro presenza, quando nei mistici diventa luminosa e trasparente, si manifesta come una realtà meravigliosa e inebriante, che nessuna parola può descrivere. Che cosa sarà allora l’ultimo compimento di questa alleanza nuziale dell’Agnello con la Chiesa, sua sposa?
Siamo chiamati a entrare in relazione non solo con le persone e le cose di questo mondo, ma anche e soprattutto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, già adesso e poi nell’eternità. Sta qui la nostra più alta dignità
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 19.
e il valore inaudito del nostro faticoso cammino.
CCC, 260CdA, 348
CONFRONTAVAI
CdA 744
CONFRONTAVAI
[809] La nostra sublime vocazione è vivere in comunione di amore con Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, prima nell’oscurità della fede e poi nello splendore della visione.
Le divine persone si comunicano a noi interiormente e stabiliscono in noi una nuova meravigliosa presenza.
Si prega il Padre
[967]  Il nostro primo interlocutore è la prima persona della Santissima Trinità. Il cristiano, sia nella lode sia nella supplica, in definitiva si rivolge sempre a Dio Padre, principio senza principio della altre persone divine e di ogni dono partecipato alle creature. La sua preghiera, come tutta la sua vita, è sempre un andare al Padre insieme a Cristo nello Spirito
nota
Cf. Ef 5,19-20.
. Sostanziata di adorazione e di amore filiale, animata dallo Spirito e associata al sacrificio pasquale di Gesù, essa giunge gradita al cuore del Padre e lo fa trasalire di tenerezza.
CdA, 821-825
CONFRONTAVAI
Si prega con Cristo e si prega Cristo
[968]  Se il Padre è la meta, Gesù Cristo è «la via» (Gv 14,6). Egli associa alla propria preghiera quella della Chiesa e di tutta l’umanità. Ogni esperienza di orazione, dal balbettìo infantile alla contemplazione mistica, si compie nel suo nome.
Gesù intercede per noi come mediatore; ma come persona divina è anche destinatario della nostra preghiera; «prega per noi, prega in noi ed è pregato da noi»
nota
Sant’Agostino,Commento ai Salmi, 85, 1.
. Già nel Nuovo Testamento si trovano preghiere rivolte a Gesù e la formula Marana tha (Signore vieni)
nota
Cf. 1Cor 16,22.
appartiene al primitivo strato aramaico della tradizione neotestamentaria, come Abbà. Tutte le tradizioni liturgiche successive contengono preghiere rivolte a Cristo. Merita anche di essere ricordata, per il grande rilievo che ha nella spiritualità orientale, l’invocazione del nome di Gesù, tramandata dai monaci del Sinai, di Siria, dell’Athos. La formula viene ripetuta con frequenza facendo riferimento al battito del cuore o al ritmo della respirazione: “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me peccatore”. La nostra povertà di peccatori è avvicinata ai titoli della sua grandezza. A lui ci accostiamo come mendicanti fiduciosi nella sua misericordia.
Si prega nello Spirito e si prega lo Spirito
[969]  Lo Spirito Santo ci fa dire: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15) e «intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8,27). «Unisce tutta la Chiesa all’unica preghiera di Cristo e la rivolge al Padre»
nota
Messale Romano, Principi e norme, 8.
. È anche il dono fondamentale che dobbiamo chiedere
nota
Cf. Lc 11,13.
. Essendo poi persona divina, è interlocutore della nostra preghiera: non solo prega in noi e per noi, ma è pregato da noi. La liturgia contiene splendide invocazioni rivolte allo Spirito, come la sequenza di Pentecoste “Vieni, Santo Spirito”
nota
Cf. Messale Romano, Solennità di Pentecoste, Sequenza.
e l’inno “Vieni, Spirito creatore”
nota
Cf. Liturgia delle ore, Vespri della solennità di Pentecoste, Inno.
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Apporto della famiglia alla Chiesa
[1071]  Per la grazia del battesimo, della cresima, dell’eucaristia e del sacramento del matrimonio, vissuta in una concreta esperienza di fede e di carità, la famiglia cristiana si pone come segno e riflesso dell’Amore trinitario e come attuazione originale e immagine della Chiesa, tanto da meritare il nome di “chiesa domestica”
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
o “piccola chiesa”. In modo proprio e peculiare partecipa alla vita e alla missione della Chiesa, ricevendo e trasmettendo l’amore di Cristo, credendo ed evangelizzando, dialogando con Dio e servendo l’uomo.
[1228]  Nella beatitudine celeste, come già nel cammino terreno, sarà sempre Gesù Cristo la porta di accesso al Padre. Il Signore crocifisso e risorto, comunicando in modo definitivo il suo Spirito, ci unirà perfettamente a sé e ci renderà pienamente figli di Dio, capaci di vedere il Padre «come egli è» (1Gv 3,2). Dio «sarà visto nel regno dei cieli nella pienezza della sua paternità. Lo Spirito infatti prepara gli uomini nel Figlio. Il Figlio li conduce al Padre. Il Padre dona l’incorruttibilità e la vita eterna, che derivano dalla visione di Dio»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4, 20, 5.
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